martedì 4 novembre 2014

I film e le moto


Per tutti gli appassionati di due ruote, il mese di novembre coincide con EICMA, il più grande salone internazionale della moto al mondo, che, giunto alla sua centesima (!) edizione, anche quest’anno ritorna alla fiera di Milano.
Mm, ok, cosa c’entra questo con il cinema? Cosa ce ne frega a noi dell’EICMA? Niente a dire al vero, solo che da appassionata di due ruote, in occasione del suo inizio, così come avevo fatto per la settimana della moda, voglio rispolverare quelle pellicole "motociclistiche". Di film con le moto protagoniste ce ne sono veramente pochi: spesso vengono usate per definire meglio un personaggio, magari per conferirgli quell’aria da bad boy e figo, o per rendere particolarmente significativa una scena d’azione, mentre ben più  raramente sono al centro della storia. Ma partiamo con i titoli:


Born to be wiiiiillld…

- Easy Rider: apoteosi dei film motociclistici, forse il cult assoluto per ogni riders che si rispetti. In questa pellicola, diretta e interpretata da Dennis Hopper, c’era tutto ciò che caratterizzava quell’epoca: la psichedelia, il senso di libertà, il viaggio, la scoperta, l’amicizia, le droghe. Tutto questo contrapposto al moralismo e alla chiusura mentale. Temi ancora purtroppo troppo attuali. 





 
- Il selvaggio: altro cult motociclistico per antonomasia. Forse uno dei primi film a lanciare veramente una moda, uno stile, con tutti che cominciarono ad andare in giro con chiodi e cappelli manco fossero Marlon Brando. Viene al meglio rappresentata l’immagine del
motociclista rude e macho: un brutto personaggio, assolutamente poco raccomandabile e per questo irresistibile, perlomeno per il gentil sesso.
Memorabile è la gita notturna in moto con Marlon Brando e la protagonista femminile.




- Quadrophenia: film ispirato all’omonimo album degli Who, che poi sono stati anche i produttori. Ambientato nell’Inghilterra degli anni ’60, seguiamo le vicende del suo giovane protagonista appartenente ai mods, un gruppo di fighetti vestiti alla moda, che vanno in giro con Vespe e Lambrette. Ai mods si contrappongono i rockers, motociclisti, il cui stile ricorda molto quello del Selvaggio. La rivalità culminerà con la battaglia di Brighton, che ha avuto luogo anche nella realtà. Quadrophenia è un film di formazione, dove le due ruote rappresentano l'oggetto che definisce il gruppo di appartenenza e non di meno lo stile da rispettare.  



 
- On Any Sunday: il primo documentario che racconta chiaramente la passione per le due ruote diretto da Bruce Brown e candidato agli Oscar. Il regista non mostra solo il mondo delle gare e lo spettacolo che ne consegue, ma soprattutto descrive le sensazioni che il stare su una sella comporta. Memorabile la scena finale, in cui Steve McQueen e soci corrono per le dune di una spiaggia divertendosi come matti. È in uscita dal 5 al 7 novembre il suo “sequel”, la cui recensione potete leggere in anteprima qui (http://cinefilamanontroppo.blogspot.it/2014/10/on-any-sunday-next-chapter.html)






 
- Garden State: altro film dove la moto non è particolarmente presente o importante, ma è un dettaglio molto simpatico. Il protagonista riceve in eredità dal nonno una vecchia moto con tanto di sidecar e gira per il New Jersey con i suoi due amici su questo sgangherato mezzo. Questa immagine è forse una delle più rappresentative del film, rendendo quei personaggi complessi e buffi indimenticabili. Il film nel corso degli anni è diventato un piccolo cult indie. E' l’opera prima di Zach Braff, il mitico JD di Scrubs. Memorabile la scena in cui Natalie Portman dice che il salire sul sidecar ti rende automaticamente una puttanella. 







- Come farsi lasciare in dieci giorni: maschi non me ne vogliate, ma in questa commedia romantica, il protagonista maschile, un Matthew McCounaghey ancora noto per fare film di m…., girava per Manhattan con la sua Triumph (Bonneville). Il possedere una moto aggiungeva qualcosa al suo personaggio, lo rendeva più “figo”, più particolare, più uomo.  Sicuramente se avesse guidato una Prius o una Mustang non avrebbe fatto lo stesso effetto. Divertente la scena in cui la coprotagonista, Kate Hudson, ci rimane malissimo nell’apprendere che deve salire sulla moto e mettersi il casco, rovinandosi così trucco e 
 parrucco. Una commedia romantica simpatica e abbastanza frizzante.






- 3 all’improvviso: anche in questo caso, non me ne vogliano i maschi, ma evidentemente per delineare il personaggio maschile stronzo, macho e con un cuore in una commedia romantica, gli devono dare una motocicletta. Anche in questo caso, trattasi di una Triumph Scrambler
. Il protagonista è quel gran figaccione di Josh Duhamel, che interpreta appunto il bello, stronzo ma con un cuore. Ama la sua moto e, inoltre, gira sempre con giubbotto di pelle Dainese, alla faccia del product placement. Divertente la scena in cui la coprotagonista Katherine Heigle (quando ancora qualcuno se la cagava) prova a guidare la moto e la lancia contro il muro spazzandogli il cuore. In realtà il film è semplicemente carino, ma sono rimasta colpita dai dettagli "motociclistici".






- Closer to the edge: documentario sul TT, il tourist trophy dell’Isola di Mann. Si tratta di una competizione che si tiene a giugno, in cui dei piloti sfrecciano per le strade di questa graziosa e tranquilla isola a velocità folli. Dicasi gara su strada. Ogni anno ci scappa il morto (chissà perché), ma si continua a fare, essendo un evento di portata storica per gli inglesi e anche per molti europei. Qui seguiamo la preparazione di alcuni piloti, in particolare di Guy Martin, una piccola celebrity nel mondo motociclistico, per il suo essere assolutamente fuori di melone.  Amico di Valentino Rossi, ha una parlata talmente strana per cui lo si ama o lo si odia.







- Fastest: documentario sulla Moto GP, narrato in versione originale da Ewan McGregor, colui che ha anche fatto il giro del mondo in moto. Comunque sia, qui vediamo un po' cosa c'è dietro il campionato della classe regina. Conosciamo i suoi protagonisti come Rossi, Lorenzo, Biagi e ascoltiamo le loro testimonianze, preoccupazione. Un bel documentario per gli appassionati. 









- I diari della motocicletta: il film parla del viaggio avventuroso nell’American latina di Ernesto Guevara, il futuro Che, aspirante medico, e del suo amico Alberto Granado, anch’egli medico. Per gran parte del tempo, i due macinano chilometri su chilometri a bordo della mitica Poderosa, una Norton, che purtroppo ad un certo punto li abbandona. Il film in realtà non è tanto “motociclistico”, si parla soprattutto degli episodi che hanno fatto diventare Guevara il personaggio storico che tutti noi conosciamo, ma è bello l’attaccamento e l’affetto che i due amici hanno per questa moto, che per un tratto è un po’ il terzo protagonista.





 
riding through this world... all alone...
- Sons of Anarchy: siamo territorio seriale, si tratta forse del serial più famoso con le due ruote. Le vicende girano attorno ai SAMCRO, un MC californiano che si dà allo spaccio di armi e agli omicidi con la stessa naturalezza con cui un bancario ti cambia del denaro. Ovviamente le moto sono Harley e ovviamente i protagonisti vanno in giro col giubbetto distintivo. Si tratta di un’opera mastodontica e molto ambiziosa, che ricalca a grandi linee l’Amleto di Shakespeare. Negli States è in onda la sua ultima stagione.







- La grande fuga: la scena cult del film è la fuga di Steve McQueen a bordo di una Triumph camuffata come moto nazista e il suo salto nel tentativo di raggiungere la Svizzera. Solo per questo merita una menzione in questo elenco.










- Matrix saga: è forse il film-progetto che ha più rivoluzionato il cinema negli anni ’90. Un capolavoro di fantascienza con scene memorabili che ancora oggi fanno parte dell’immaginario collettivo e che sono state a loro modo omaggiate in tanti film comici come Shrek e Scary Movie. Io a dire il vero non sono mai stata una grande appassionata della saga, ma ho particolarmente apprezzato la scena in cui Trinity sfreccia in autostrada su una Ducati. Sempre lo stesso personaggio, inoltre,
guida una Triumph (Speed Triple).




 
- Mission Impossible 2: forse uno dei capitoli migliori della saga con Ethan Hunt-Tom Cruise. Ovviamente i motori in questi film hanno un ruolo fondamentale, basti pensare che è notizia di qualche giorno fa il numero spropositato di BMW distrutte per girare una scena del quinto episodio. Ma noi parliamo di moto e del secondo capitolo in cui assistiamo ad un inseguimento stile far west dove al posto dei cavalli ci sono due Triumph, una Speed Triple e una Daytona.









- Indian: biopic su Burt Munro, che nel 1920 dalla Nuova Zelanda raggiunse gli Stati Uniti per disputare la Bonneville Speedway, la leggendaria gara sulla distesa salata dello Utah. Film abbastanza classico, piacevole nella visione e con Anthony Hopkins bravo come al solito. Ha il pregio di mettere la moto al centro della pellicola, non solo l’aspetto tecnico ma anche la filosofia che circonda il mondo delle due ruote.







 
- Mammut: film francese con Gerard Depardieu, dove il gigantesco attore interpreta un perdente che riprende la sua vecchia moto, la Mammut del titolo, e ritorna nei luoghi della sua gioventù, tra ricordi di amori finiti tragicamente e lavori passati. Film un po’ lento, ma con un protagonista straordinario.






Ci sono anche dei film molto più trash dove al centro ci sono le moto: Torque è forse la pellicola che viene subito in mente quando si pensa alle moto. Non l’ho mai visto interamente,  troppo trash e troppo improbabile.
Un altro film che rientra nella categoria trash è Ghost Rider, una creazione Marvel, dove al posto del solito supereroe, c’è un motociclista campione di free style che fa un patto con il diavolo per mandare all’inferno i cattivi. La sua Harley diventa infuocata con teschi ovunque e lui stesso diventa uno scheletro infuocato con tanto di frusta. Potevano farne un bel film ma scegliendo Nicholas Cage come protagonista si sbaglia a priori. Peccato.

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